Duff McKagan: Pistola Sempre Carica

Quasi tutti conoscono Duff McKagan ‘solo’ come il bassista e fondatore di band leggendarie come Guns ‘N’ Roses e Velvet Revolver. Molte meno persone lo conoscono nelle vesti di cantante dei “Loaded”, side – project col quale poteva permettersi di respirare un po’ durante le pause dei lunghi tour in compagnia di Axl Rose e soci. Col gruppo, il musicista poteva dare sfogo alla sua vera natura di punkettone che ogni tanto faceva capolino nella band madre, ma che troppo spesso doveva sottostare alle regole dello star sistem. Ebbene, con i Velvet Revolver ancora alla ricerca di un cantante (dopo più di un anno) e i Guns in mano a un pazzo, ecco tornar buoni i vecchi compagni di sbronze di un tempo. Abbiamo avuto l’onore e il piacere di poter parlare con un vero pezzo di storia del rock proprio dopo il concerto tenuto all’Idropark di Milano insieme a Korn e NIN lo scorso 26 giugno.

Ciao Duff. Lo show è stato elettrizzante. I Loaded, sembrano nati apposta per suonare dal vivo!
E’ vero, la sede live è sempre quella che più amiamo. In questa periodo della mia carriera mi sto divertendo moltissimo, il gruppo è una vera e propria famiglia e il pubblico risponde sempre con grande entusiasmo ai nostri show.

Ho notato che buona parte del vostro spettacolo di stasera si è concentrato su cover…
Innanzitutto, essendo una sorta di festival, abbiamo avuto meno tempo a disposizione per poter suonare. Questo ci ha portato a scegliere una scaletta abbastanza tirata, che facesse presa subito sul pubblico. Inoltre amiamo moltissimo rendere omaggio agli artisti che ci hanno ispirato fin da giovani.

Anche dal nuovo album si può capire quali sono le tue origini musicali. Credi che negli altri gruppi in cui hai militato, o militi, il tuo apporto sia stato in qualche modo limitato?
Mi piace un certo tipo di sonorità e non ho mai nascosto questa mia passione. Devo dire di non aver alcun tipo di rimpianto del tipo: “se avessero pubblicato il mio pezzo” o cose di questo tipo. Doveva andare così e così è stato. Certo, i Loaded mi lasciano molta più libertà di parola (ride).

Anche la scelta della Century Media per la pubblicazione dell’album va in questa direzione?
Il periodo della major è terminato, per lo meno per quello che lo intendevo un tempo. Ormai non si punta più sul gruppo giovane e valido per farlo crescere, non esiste più gavetta. Il successo deve essere ottenuto subito. E anche quando lo si raggiunge, dura davvero poco. Non potrà mai più succedere una cosa come quella capitata ai Guns. Non ci sono più molte cose che l’avevano permessa e non parlo solo dei soldi.

Sembri più giovane ora di vent’anni fa. Cosa è successo?
Ho iniziato a fare sport in modo sistematico, negli ultimi anni soprattutto arti marziali, ma anche la corsa mi ha fatto rinascere. Ero finito in un tunnel davvero difficile da superare e lo sport mi ha aiutato tantissimo. Ultimamente la mia passione è la scalata.

Però hai anche dichiarato di non avere grandi rimpianti…
Infatti. Avere rimpianti credo non abbia davvero senso. Ogni giorno mi sveglio e ringrazio per essere ancora qui perché molto probabilmente non dovrei più esserci. E’ chiaro che se avessi continuato a vivere come facevo un tempo, ora sarei morto, ma tutto quello che ho fatto mi fa essere la persona che vedi oggi. Tutto insegna qualcosa.

Se dovessi scegliere un pezzo dei Guns N’ Roses che preferisci rispetto ad altri cosa mi diresti?
Be’, al di là di quelle che mi senti fare tutte le sere, ti direi di sicuro “Shotgun Blues!

Togli una curiosità ai fan dei Velvet Revolver. Il gruppo è ancora vivo e vegeto? Avete trovato il nuovo cantante?
Ti dico subito che non l’abbiamo ancora trovato, ma non siamo lontani dal raggiungimento dell’obiettivo. Deve essere qualcuno logicamente in grado di muoversi senza problemi tra il nostro repertorio e, allo stesso tempo, voglioso di dare inizio ad una nuova era del gruppo. Ci stiamo mettendo molto, mi rendo conto, ma non volevamo fare le cose in modo frettoloso. Vogliamo essere tutti d’accordo sulla scelta. Il fatto che voi continuiate a parlarne significa che pur non suonando da tempo siamo ancora sulla cresta dell’onda (ride).

Credi che internet possa uccidere il music business e, con l’andare del tempo, la musica stessa?
Internet ha già cambiato il music business in modo sostanziale. Per lo meno come lo si intendeva fino a metà degli anni ’90. Da qui a dire che lo ucciderà o che farà finire la muisca, il passo è immenso. D’altra parte che un certo tipo di affari stia finendo non è proprio un male, per anni ci hanno mangiato in molti, in troppi. Di certo gente che suonerà ce ne sarà sempre. Su questo non ho alcun dubbio.