Rock In Idrho 2011

E’ innegabile: il novanta per cento dei presenti a quella che, almeno sulla carta, sembrava poter essere la migliore edizione di sempre di Rock In Idrho (il fu Rock In Idro), erano a Rho per i Foo Fighters. Certo è che una manifestazione che può permettersi di mettere Iggy and The Stooges come pre headliner già fa capire di avere molte cartucce da sparare…

Già alle tre del pomeriggio l’area era gremita di fan, tanto che un gran bel gruppo nostrano come i Ministri ha suonato di fronte ad un pubblico nutrito (e gasato) e questa, di per sé, è già una bella notizia. Il meglio, tuttavia è iniziato con l’arrivo dei Flogging Molly, band punk folk che ha regalato diverse perle ad una platea che andava pian piano ingigantendosi. La prima vera sorpresa la regalano i Band Of Horses: forte del successo di “Infinite Arms”, la band dimostra di essere una delle realtà migliori che si possano ascoltare dal vivo, in grado di rendere molto bene (in qualche caso anche di migliorare) il lavoro fatto in studio. The Hives sono semplicemente uno dei gruppi più divertenti che si possano vedere su un palco: vestiti come sempre in modo strambo, hanno completamente rivoltato il parterre, con un’energia tale da far sembrare chi lo aveva calcato in precedenza un novellino alle prime armi. Se forse in studio non sono più sconvolgenti come agli esordi, la forza del gruppo rimangono i live, dove stasera non sono stati secondi davvero a nessuno. Se avessero qualche super hit in più sarebbero tra le band migliori degli anni duemila. Chi, invece, tra i migliori ci sta da diversi anni sono sicuramente i Social Distortion: possono vantare un gran numero di fan, aumentati anche grazie alle sonorità meno spigolose degli ultimi anni, e i trent’anni di storia che si portano sulle spalle, ancora una volta, sono fatti sentire totalmente. “Story Of My Life”, “Don’t Drag Me Down”, “Can’t Take It With You” e la conclusiva cover di “Ring Of Fire” di Johnny Cash hanno mostrato ancora una volta la grandezza di un gruppo partito dal punk ed arrivato ad una maturazione artistica sconvolgente. Quando salgono sul palco finalmente Iggy and The Stooges, l’aria diventa immediatamente più pesante: anche se i tutti suoi componenti hanno superato le sessanta primavere, la band dà ancora l’idea di sporcizia vera, non quella da poser che non sanno cosa voglia dire scrivere un pezzo che disturbi davvero. Iggy fa ancora senso oggi. Le sue movenze, il suo cantato al limite del sopportabile, sono ancora calci nelle palle della società e, soprattutto, l’Iguana non sembra recitare una parte. Il gruppo gli tiene testa che è una meraviglia, ma il set deve concludersi anticipatamente per il ritardo accumulato, che rischia di far rimanere i quarantamila presenti bloccati nell’area concerti. Solite tristezze all’italiana. Eccoci, infine, al momento più atteso: quando Dave Grohl e la band fanno il loro ingresso sul palco, il boato si sente a chilometri di distanza. Il filotto iniziale con “Bridge Burning”, “Rope” e “The Pretender” non stupisce più di tanto, mentre l’arrivo immediato di “My Hero” lascia di stucco i presenti, che pensavano di trovarselo sul finire della serata. Grohl si scusa ripetutamente col pubblico per gli anni d’assenza, ma si farà presto perdonare con una prestazione maiuscola e davvero muscolare. Stranamente, per essere ad un festival in Italia, i suoni sono perfetti e le hit si susseguono senza sosta e senza possibilità di respiro: stupiscono particolarmente le improvvisazioni all’interno dei brani, tanto che la band dà davvero la sensazione di divertirsi. La sensazione è che Grohl e Hawkins, probabilmente fratelli divisi alla nascita, siano riusciti a trasformare i Foos in quello che volevano: in una sorta di nuova versione dei Queen, senza l’imponenza scenica di Freddie Mercury e le armonie di Brian May, ma con la stessa attitudine live che li sta portando ad essere uno dei più grandi live act della storia. La cover di “Tie Your Mother Down”, in questo senso, arriva come una conferma della mia sensazione. Che bello pensare che la loro età media non arrivi nemmeno a quaranta cinque anni…