Pat Travers: Travelin’ Blues

Fa sempre piacere trovarsi tra le mani un nuovo disco della Pat Travers Band, soprattutto quando si è alla ricerca di qualcosa in grado di suonare tremendamente classico pur mantenendo una produzione modernissima. Ecco cosa ne pensa lo stesso chitarrista.

Pat, negli ultimi anni sembri un fiume in piena: una serie infinita di pubblicazioni, canzoni per tribute album, live e anche l’impegno della seconda edizione della Rock Legends Cruise. Dove trovi il tempo di dormire?

“Ho capito ormai diversi anni fa che dormire non era altro che una grandissima perdita di tempo, quindi è da molto che non mi pongo il problema (ride, ndr). Devo ammettere di trovarmi in uno stato di grazia assoluto, cosa che mai prima d’ora mi era capitata. Ho avuto grandi momenti d’ispirazione nel corso della mai carriera, ma mai mi ero ritrovato a scrivere, registrare e suonare dal vivo così tanta musica in un lasso di tempo così breve. La stessa Rock Legends Cruise è tutto fuorché un impegno, considerato quanto mi sono divertito l’anno scorso! Per tutte queste cose credo che la vita del musicista sia davvero la più bella che possa capitare ad una persona: fai quello che ami e regali delle emozioni alle persone che ti ammirano, credo non mi possa definire in altro modo se non miracolato. A volte l’età inizia a farsi sentire, ma credo non sia giusto lamentarsi di un mestiere come questo, anzi.”

I brani di Can Do avrebbero potuto far parte di molti album passati della Pat Travers Band, pur non suonando mai manieristici o autocitazionisti. Come ti poni oggi nei confronti del songwriting?

“Se mi stai chiedendo se il mio modo di comporre musica sia diverso rispetto al passato, la risposta è no. Non ho mai amato più di tanto riascoltare i miei vecchi brani su disco, forse perché mi basta suonarli tutte le sere dal vivo. Tuttavia, ultimamente ho ripreso l’abitudine di ascoltare alcuni miei vecchi brani, soprattutto quelli meno noti al pubblico, perché in un paio di occasioni mi è capitato una cosa particolare: talvolta mi sveglio con un motivo nella testa e lo registro immediatamente con un telefono o qualche aggeggio elettronico per non dimenticarlo; in qualche occasione, riascoltando quei motivetti, mi sono accorto che non si trattavano di melodie a me sconosciute, ma di vecchie canzoni che non riascoltavo da anni (ride, ndr)! Quindi ora, per non rischiare figure di questo tipo, sto molto attento a tutto. In ogni caso, non sono mai stato il classico autore che si mette alla scrivania e inizia a comporre, tutto nasce in modo naturale e in genere da un riff che mi piace particolarmente.”