Mark Knopfler – Tracker

C’è stato un periodo, forse ancora oggi, dove dichiararsi fan dei Dire Straits equivaleva a farsi guardare con sospetto: musica per le masse senza messaggi, si diceva. Se però smettiamo di considerare futile la musica che non parli, spesso in modo ipocrita, solo di cancellazione di debiti, allora forse potremmo goderci di più band che venivano bollate a priori come creatrici di silly love songs. Premesso ciò, la carriera solista del buon Mark prosegue senza ripensamenti di sorta, spinta anche da una stampa che oggi, invece, è completamente ai suoi piedi. Anche quando non incide album al di sopra della media. Mark Knopfler è ancora un musicista straordinario, che negli ultimi quindici anni ha messo la classe ed il gusto davanti ad ogni cosa, soprattutto a quelle sonorità che, nel bene e nel male, ne avevano caratterizzato la prima parte di carriera. Spesso volutamente distante da quello che era, il chitarrista indugia con troppa facilità in melodie sì suadenti e ammalianti, ma che col passare delle tracce si trasformano talvolta in pura monotonia. Tanto che spesso aspetti con ansia che il brano successivo ti dia una sferzata che però non arriva mai. Intendiamoci, i pezzi buoni non mancano, così come qualche piacevole rimando southern, ma nel complesso la noia prende il sopravvento.