Tony Bennett E Lady Gaga

C’è poco da fare: il concerto di Tony Bennett e Lady Gaga era uno dei più attesi di questa estate concertistica italiana. D’altra parte, non era nemmeno così difficile immaginarlo: una coppia all’apparenza così eterogenea ed improbabile non poteva che colpire l’immaginario comune, anche quello poco avvezzo alla grande (?) musica. Che l’intero progetto Tony Bennett Lady Gaga avesse creato tanto scompiglio quanta ammirazione nel difficilissimo mondo del jazz, lo si era già capito molto bene al momento dell’uscita dell’album Cheek To Cheek, forse l’uscita più sorprendente del 2014. In molti avevano pensato ad una baracconata in cui la pop star cercasse un rilancio mondiale dopo un periodo di (relativo) appannamento, mentre la realtà dei fatti fu completamente differente: non solo la coppia funzionò benissimo in studio, ma riuscì persino a convincere tutta l’intellighenzia che notoriamente si annida in un settore d’elite come questo. Vinta la scommessa del disco, non restava che dimostrare che l’idea potesse funzionare anche dal vivo e la scia di polemiche seguite all’annuncio dell’unica data italiana, in quella che viene considerata da sempre la manifestazione jazz per eccellenza, testimonia quanto i pregiudizi siano sempre duri a morire. Ad ogni modo, come da copione, l’Arena Santa Giuliana di Perugia è completamente sold out e, come prevedibile, pochissimi dei presenti sono spinti dalla curiosità di sentire cantare dal vivo Tony Bennett. La cosa è già chiara guardando l’abbigliamento della maggior parte dei presenti, ma si palesa ulteriormente al momento degli ingressi sul palco: se Bennett infatti viene accolto con un tiepido applauso, la diva riceve un’ovazione pazzesca, che inizialmente sembra persino emozionarla. È difficile pensare che tutti i presenti abbiano nelle proprie case l’album dei due, tanto che qualcuno al telefono si lamenta dell’assenza di classici della pop star, ma nel complesso il pubblico si dimostra davvero adeguato. Va subito detto che, nonostante il clima ultra chic e gli arrangiamenti di classe, Gaga è sempre Gaga: cambi d’abito continui, piume e provocazioni divertenti e divertite che spezzano un po’ l’austerità dell’anziano compagno. Le due voci si amalgamano davvero bene ed emoziona sentire la cantante modulare la propria voce quando quella del crooner americano incontra qualche difficoltà. L’inizio è molto ritmato, con Bennett ancora fresco a fare da guida a band e compagna su Anithing Goes e They All Laughed. Poi, col passare del tempo le parti si invertono. Lady Gaga è completamente calata nella parte che, va detto, sembra davvero calzarle a pennello: la sua voce senza alcun trucco o effetto risplende davvero di luce propria, dimostrando quello che in molti pensavano da tempo: chi parlava di bluff da music business si sbagliava di grosso. Se di Bennett non stupiscono la classe immensa e la facilità di rendere propri tutti i brani cantati, vedere Lady Gaga col culo di fuori cantare degli standard jazz in quel modo fa davvero sorridere e aumenta la stima nei suoi confronti. Le due maggiori ovazioni della serata arrivano all’esecuzione della ruffiana O Sole Mio, di cui per altro Bennett scorda il testo e si ritrova a battere le mani a caso per qualche minuto e per La Vie En Rose, forse un po’ troppo carica a livello di arrangiamenti ma che vede una Lady Gaga da pelle d’oca: senza dubbio il momento più alto della serata. I puristi storceranno il naso, tutti gli altri continuano a divertirsi.