Guns N’ Roses: Guerra E Pace

Siamo onesti, solo la notizia della reunion dei Led Zeppelin avrebbe potuto creare ancora più delirio a livello mondiale rispetto all’annuncio fatto dai Guns N’ Roses. Annuncio che, per altro, non è nemmeno ancora stato fatto ufficialmente, ma solo lasciato intuire attraverso immagini e sorrisi sui social network. Da questo punto di vista, la notizia risulta ancora più clamorosa. Vero è anche che del ritorno dal vivo dei membri originali si sa da diversi mesi, ma troppi interessi hanno fatto sì che si arrivasse solo a gennaio per la conferma ufficiale. In attesa dunque di vederli la prossima primavera sul palco del Coachella, ripercorriamo un po’ gli ultimi vent’anni dell’epopea del gruppo, caratterizzati per lo più dai botta e risposta tra i due leader maximi della band: Axl Rose e Slash.

Vi prego di non farmi più domande sui Guns, non sono più nella band dal 1996 e non ho intenzione di tornare su un palco insieme al signor Axl Rose, con il quale, forse l’avete sentito dire, non ho più alcun tipo di rapporto umano e professionale”.Queste erano le parole che, fino a qualche tempo fa, Slash era solito pronunciare all’inizio delle interviste o delle conferenze che lo vedevano presentare ogni sua nuova uscita solista. Dichiarazioni confermate puntualmente dai fatti e ribadite in maniera tanto clamorosa, quanto grottesca, durante la cerimonia di inserimento dei Guns ‘N’ Roses alla Rock ‘N’ Roll Hall Fame del 2012. Quella sera, per altro, con quella lettera in cui Axl mandava per l’ennesima volta a fare in culo il mondo e gli ex compagni e con il resto della band sul palco insieme a Myles Kennedy, il sogno sembrava essere davvero finito per sempre. Un sogno che per milioni di fan si era frantumato nel corso di un anonimo pomeriggio di ottobre del 1996, quando, dopo voci che si rincorrevano da due anni, Slash rese pubblico quello che per tutti era ormai il classico segreto di pulcinella: uno dei fondatori del gruppo, nonché forse il musicista più iconico degli ultimi quindici anni abbandonava la barca, lasciando di fatto la band nelle mani del solo Axl Rose. “Slash era già fuori dal gruppo dal ’95” – si affrettò a comunicare il cantante – in un siparietto che ai più vecchi ricordò da vicino gli annunci dell’uscita dai Beatles di Lennon e McCartney. I problemi tra i due non erano certi nati lì, tanto che la coppia aveva incarnato dagli esordi il classico binomio di amici/nemici di cui la storia del rock era sempre stata costellata. Tutte le grandi band, dagli Stones agli stessi Beatles, passando per gli Aerosmith, i Deep Purple, gli Who e una lista che potrebbe proseguire all’infinito, si erano sempre rette proprio sugli equilibri precari delle loro coppie d’assi, i cui conflitti erano parte integrante della loro stessa arte. I rapporti tra i due, tuttavia, erano davvero giunti al capolinea già alla fine del mega tour di supporto al Use Your Illusion Tour: Axl era sempre più isolato in un mondo interiore fatto di deliri personali che si portava dietro dalla nascita, uniti a manie di grandezza alimentate dalle persone sbagliate di cui era circondato, mentre Slash faceva sempre più fatica a muoversi nelle vesti di super star mondiale, ancora legato all’aspetto più stradaiolo della faccenda. “Axl ormai era insostenibile e voleva trasformare la band in un ibrido tra i Pearl Jam e i Nine Inch Nails, cosa che si scontrava ferocemente con la mia idea di musica. Inoltre qualche volte piaceva anche a me fare un assolo su una ballata pianistica, ma il più delle volte mi scoglionavo da morire. Ma la cosa peggiore era che nessuno potesse più proporgli nulla di nuovo: tutto doveva venire da lui”. Così, mentre Axl veniva abbandonato da tutti e diventava una barzelletta vivente in grado di annunciare ogni settimana l’uscita del fantomatico Chinese Democracy, il vecchio compagno fondava prima gli Slash’s Snakepit e poi, quasi a sbeffeggiarlo nuovamente, i Velvet Revolver, sorta di Guns ‘N’ Roses 2.0 con alla voce un altro personaggio noto per la poca stabilità mentale: Scott Weiland. Come in tutti i divorzi, poi, seguirono anche le grandi battaglie in tribunale. Tra dichiarazioni di guerra continue ed accuse da entrambe le parti di utilizzare marchi e canzoni in modo improprio, i due artisti, a cui si era aggiunto Duff McKagan, iniziarono quindi una guerra fratricida legata alle pubblicazioni future e ad altri problemi di tipo squisitamente economico. Se però, col tempo, Duff e Slash erano riusciti a raggiungere una sorta di equilibrio interiore che permetteva loro di vedere le cose in modo distaccato, Axl sprofondava sempre più nei suoi demoni, trasformandosi in una sorta di Michael Jackson di Malibu, rinchiuso ad inseguire la melodia perfetta e a dimostrare che il vero talento del gruppo fosse sempre stato lui. Negli anni, i suoi comportamenti bizzarri iniziarono a diventare inconciliabili con la vita sociale e con il ruolo di personaggio pubblico che ancora si portava dietro e le notizie dei suoi exploit continue ed imbarazzanti: la sua paranoia nei confronti di Slash diventò così patologica da mettere le mani addosso a chiunque si aggirasse con magliette dell’ex compagno o con una tuba che glielo ricordasse. I primi spiragli per una clamorosa reunion iniziarono ad intravedersi nel 2005, quando Rose dichiarò che una mattina all’alba lo stesso Slash si fosse presentato a casa sua dicendogli di non sopportare più nessun compagno dei Velvet Revolver e che fosse giunta l’ora di mettere fine alle guerre tra i due.

Clamorosamente, dopo aver inizialmente confermato la cosa, il chitarrista smentì tutto, portando Axl a definirlo senza mezzi termini un coglione fatto e finito. Pochi anni dopo, in occasione dell’uscita di Chinese Democracy, un altro tentativo. Per la prima volta dopo anni, Slash elogiò pubblicamente il rivale, definendo l’album un mezzo capolavoro, ma i suoi elogi si frantumarono contro le dichiarazioni sprezzanti dall’altro fronte: “Ho pubblicato un grande album e ne ho già un altro in cantiere. Inoltre voglio incidere nuovamente Appetite For Destruction con la nuova band, la migliore della storia dei Guns ‘N’ Roses. Slash può dire quello che vuole, non ho bisogno di nient’altro nella vita”. Il successo della carriera solista del chitarrista, ritornato in modo trionfale a riempire i palasport e finalmente completato dall’incontro con Myles Kennedy, mise definitivamente la parola fine alla Guerra dei Roses. Fino ad oggi. Il recente rincorrersi di notizie più o meno ufficiali, confermate finalmente dall’annuncio delle date del Coachella Festival e dalla notizia postata tanto da Slash che da McKagan, cambia di colpo gli scenari e porta a chiedersi quali siano davvero le motivazioni dietro al ritorno sullo stesso palco della rock band più importante degli anni ottanta. Se il primo pensiero vola ai milioni di dollari offerti ad ogni componente per tornare sullo stesso palco, va anche detto che le offerte fatte negli ultimi dieci anni erano state pari e talvolta superiori a quelle fatte ai Led Zeppelin per rivederli uniti. Più facile pensare che le due grandi menti della band avessero semplicemente bisogno l’uno dell’altro: Axl, per anni alla ricerca di quel suono che capiva essere sparito per sempre e Slash che, dopo aver cercato un po’ di Axl in ogni cantante del pianeta, deve aver compreso il suo talento folle, la sua decadenza esasperata e i suoi cambiamenti di umore erano proprio quello che gli mancava di più. L’ultimo colpo di scena, tuttavia, potrebbe essere dietro l’angolo: perché l’unico a non aver ancora detto nulla è proprio l’autore di November Rain? Diavolo di un Axl, sarebbe la mossa definitiva…