Anvil: Intervista A Steve Lips Kudlow

Dopo la morte di Lemmy e la fine della saga dei Motörhead, il mondo del rock ha bisogno di certezze e chi più degli Anvil di Steve “Lips” Kudlow può adempiere a questo compito? Anvil Is Anvil, in questo senso, è la migliore dichiarazione d’intenti, come ci ha spiegato lo stesso Steve.

A tutti quelli che continuano a ripetere che gli Anvil fanno sempre lo stesso disco, voi rispondete con un album che più Anvil non si può! Era il momento per un manifesto del genere?

Innanzitutto, ti dico che a quelli che sostengono che gli Anvil producano sempre lo stesso album posso solo augurare di andare a fare in culo (ride, ndr)! Poi, ragionandoci, penso: è proprio quello che vogliamo fare nella vita, dunque non rompano troppo i coglioni e comprino altra musica. In un mondo con così poche certezze, una volta che qualcuno è sicuro delle proprie idee e le porta avanti con coerenza è bene preservarlo come una specie rara, non credi (ride, ndr)? Credo che il titolo sia tutto quello che devi sapere, tanto sul disco che sulla band: Anvil Is Anvil, punto. Un po’ come quando i Motörhead pubblicarono We Are Motörhead, ribadendo a tutti che non sarebbero cambiati mai e di non rompere troppo il cazzo con le solite quattro recensioni da intellighenzia del rock. Ero molto amico di Lemmy, quindi so perfettamente di cosa sto parlando, anche se in questo periodo mi riesce un po’ difficile entrare nell’argomento.”

Sappiamo che legame avessi con Lemmy. Quando in It’s Your Move pronunci la strofa Ace of Spades and the joker is wild, allo stesso tempi fai ridere e commuovi.

Mi fa piacere che si notino entrambe le cose, perché l’intento era proprio quello. Non volevo essere patetico, proprio perché la mia storia e quella degli Anvil parlano per me: l’ironia e il prenderci per i fondelli è un tratto caratteristico del gruppo, così come quello di credere assolutamente in quello che facciamo e l’amore per il nostro pubblico. Con quella strofa cantata imitando Lemmy volevo ricordare un amico, una persona che faceva parte della mia famiglia e senza la quale la mia vita non è più la stessa. Allo stesso tempo, però, volevo farlo con l’ironia che ci legava e che ci ha fatto ridere davvero di qualsiasi cosa, perché entrambi eravamo assolutamente convinti che si potesse ridere di ogni argomento esistente. Non è un bel momento per il rock n roll, dobbiamo ammetterlo.”

Umorismo e tragedia viaggiano spesso insieme, come documentato benissimo dal film sulla vostra storia, ma credo che alla fine vi siate dimostrati dei vincenti. Non credi?

Assolutamente sì, non mi considero un perdente o, che ne so, un perdente di successo. Ognuno è il risultato di tutto quello che ha passato nella vita e se non avessimo vissuto tutte quelle esperienze, probabilmente oggi non saremmo qui a pubblicare dischi e a fare interviste. Quel documentario, ad ogni modo, ci ha cambiato la vita, perché per la prima volta qualcosa che ci riguardava veniva acclamato come una specie di capolavoro. Fu senza dubbio una sorta di rivincita, in primis perché ci diede quella credibilità che cercavamo. Non abbiamo mai suonato per soldi, così come la maggior parte di quelli che iniziavano a farlo negli anni settanta, ma è chiaro che ci servissero almeno quei pochi per mantenerci. Se devo prendere una miseria e fare anche un lavoro di merda, allora preferisco sopravvivere suonando in giro per il mondo (ride, ndr).”

Pur non mancando brani frivoli, in Anvil Is Anvil tocchi anche argomenti di un certo livello, come problemi geopolitici o i danni causati dalla religione. Ti senti sottovalutato come autore?

Non mi sento affatto sottovalutato e non mi curo di come la gente mi reputi a riguardo. So per certo di essere maturato moltissimo come autore di testi e un grande ringraziamento per questo lo devo a Bob Marlette, che ha prodotto sia Juggernaut Of Justice e Hope In Hell. Nessun produttore prima di lui mi era stato così d’aiuto nel comprendere l’importanza di un testo e come arrivare a scrivere cose che potessero davvero colpire nel segno. Il mio modo di scrivere è cambiato moltissimo e il primo a rendersi conto della cosa sono proprio io. È come se mi si fosse aperto un mondo e, alla mia età, non credevo potesse accadere. A livello di tematiche, credo di essere una sorta di idealista, quindi mi trovo spesso a fare i conti con cose che non vorrei vedere al mondo e cerco di rapportarmici attraverso le mie liriche. Senza però investirle di chissà quali significati più grandi di me.”