Queen + Adam Lambert A Bologna: Cronaca Di Un Successo

L’unica certezza che riguarda la carriera dei Queen, è che non smetteranno mai di dividere pubblico e critica. Lo fecero fin dagli esordi con Freddie Mercury e sono andati avanti a farlo sempre, fino ai giorni nostri, alle collaborazioni con Paul Rodgers e, soprattutto, Adam Lambert, per molti “quello uscito dai talent”. A qualcuno non andavano bene nemmeno nel 1975, forse l’anno definitivo per il gruppo inglese, dunque figurarsi con una voce diversa da quella del loro storico frontman. La cosa divertente è che chi criticava Freddie, in seguito, disse che era insostituibile, così come i commenti sprezzanti nei confronti di Paul Rodgers finirono per trasformarsi in frasi tipo “quando c’era Paul Rodgers sì che era un progetto di livello, non come ora, con quel buffone”. Ebbene, comunque la si voglia vedere, Adam Lambert ha donato una decina d’anni in più di carriera a due musicisti che, molto probabilmente, oggi avrebbero molta meno voglia di girare il mondo con produzioni come quella vista ieri sera all’Unipol Arena. Persino chi credeva che la cosa sarebbe terminata nel giro di un paio d’anni ha dovuto ricredersi di fronte a serate come questa, dove trovare un biglietto da settimane era diventata un’impresa quasi impossibile. Ebbene, chi sono dunque i Queen + Adam Lambert oggi? Per certi versi, la sensazione di trovarsi di fronte ad una sorta di Frankenstein o di Brandol Mosca della musica moderna, rimane e chi non li ha apprezzati fino ad ora continuerà a non farlo. La cosa eccezionale, invece, è che Brian e Roger, soprattutto in questo tour, sembrano aver davvero trovato un equilibrio che non si vedeva da tempo immemore, spinti da un entusiasmo quasi adolescenziale. Se non è una novità vedere Taylor in grandissimo spolvero (per chi scrive, i suoi ultimi anni sono stratosferici), ha fatto molto più effetto riabbracciare un Brian May in forma dopo le tante vicissitudini degli ultimi anni. La depressione è una piaga implacabile, a cui non interessa se tu sia in giro per il mondo a suonare di fronte a migliaia di persone: un po’ come la morte, quando arriva lei in qualche modo sparisci tu. È stato quindi toccante vederlo sorridere per tutto il corso della serata, ma soprattutto ascoltarlo suonare così: assoli lancinanti, pochissime sbavature, generoso come mai. A ben vedere, è stata proprio la generosità il trait d’union dello show. Ascoltare la voce rotta, ridimensionata e profondamente umana di Roger su I’m In Love With My Car è qualcosa che compete agli studiosi di teologia, di certo un’esperienza che va oltre la semplice passione musicale. Poi c’è lui, Adam, un tamarro vero il cui abbigliamento ha sempre la capacità di farti dubitare della bontà dei suoi bulbi oculari, ma che allo stesso tempo comprendi perfettamente perché sia su quel palco. Senza dover urtare la sensibilità di nessuno, sarebbe folle e disonesto dire che il ragazzo non abbia talento. Il suo timbro, le sue mosse, possono piacere o meno, ma parliamo di uno showman di razza, molto più maturo di quanto potrebbe dire la sua età. Lo spettacolo scorre quindi senza sbavature e corredato da un impianto scenico spettacolare, non solo per l’utilizzo delle luci (in questo i Queen continuano a confermarsi dei maestri), ma anche per la scelta degli effetti speciali legati all’anniversario di News Of The World. Insomma, Dio o chi per lui continui a preservarceli.