Foo Fighters Live @ Wembley Arena

I Foo Fighters tornano a Wembley dopo due anni, questa volta in occasione del mega concerto organizzato dal New Musical Express in occasione della consegna degli annuali awards e freschi di registrazione di “Wasting Light”, nuova fatica da studio dai tempi di “Echoes, Silence, Patience & Grace”. Con il tour ufficiale in partenza a giugno ed una serie innumerevole di secret shows tenuti dall’inizio dell’anno nei club di mezzo mondo, l’inatteso “incidente di percorso” di Londra si trasforma quindi nella prima occasione ufficiale per vedere i Foos dal vivo dopo l’impegno di Grohl con gli avvoltoi Jones e Homme. Basta il primo pezzo, la nuova “Bridge Burning”, per capire che il gruppo ha davvero voglia di suonare: l’ex Nirvana non riesce a frenare il proprio entusiasmo e tutta la band sembra seguirlo, come ipnotizzata da tanta irruenza. A colpire è soprattutto la maturità che il gruppo sembra aver raggiunto, sia a livello tecnico che dal punto di vista scenico: il gradito ritorno di Pat Smear, già membro degli ultimi Nirvana dal vivo e andatosene dai Foos agli esordi, ha dato spessore ad un sound già devastante on stage; il drumming di Taylor Hawkins è, se possibile, più preciso e potente che in passato e Grohl ha finalmente imparato a gestire la propria voce al meglio, senza cali sulle parti urlate. Parlando proprio dei momenti più heavy, alcune delle nuove composizioni paiono essere tra le più estreme di sempre, anche se connotate dal classico clima caciaron/adolescenziale che caratterizza la carriera del combo fin dagli albori. E’ il caso di “White Limo”, il cui esilarante video old style si avvale della presenza di un ispiratissimo Lemmy, che pare un pezzo uscito direttamente dagli anni ’90 e che sarebbe piaciuto di certo persino all’amico Cobain. Lo stesso può valere per “Rope” e “These Days” (no, non una cover di Bon Jovi), che suonano già come classici e che il pubblico dimostra di conoscere già molto bene. Insomma, buona la prima. Il resto dello show non è che un immenso karaoke, che dimostra come ormai la band abbia definitivamente raggiunto lo status di band per tutti: nessuna hit manca all’appello, da “All My Life” a “My Hero”, passando per l’inattesa “Stacked Actors”, ma è soprattutto il filotto finale a lasciare senza fiato grazie ad incendiarie versioni “Breakout”, “Monkey Wrench”, “Hey, Johnny Park” ed “Everlong”, suonate senza pause come fossero un unico pezzo. Quando tutto sembra ormai volgere al termine e quelli convinti di aver visto abbastanza si avvicinano alle uscite di sicurezza, ecco che una stramba versione di “Young man Blues” degli Who riporta il pubblico sugli spalti per gli immancabili encores, che vedono l’esecuzione dell’intima (e inattesa) “Skin And Bones”, perla dall’omonimo album unplugged, e gli ultimi singoloni a mancare alla chiamata: “This Is A Call” e “Best Of You”. Da vedere assolutamente, quest’anno finalmente anche nel nostro paese dopo cinque anni di lunga attesa.