Rolling Stones – Some New Girls

Chi, inserendo avidamente nel proprio stereo il secondo disco contenuto nella ristampa di “Some Girls”, sia convinto di trovarvi tracce in piena sintonia con il suddetto disco rimarrà piacevolmente stupito. Le bonus track inserite in questa nuova versione dell’ultimo grande disco degli Stones non solo presentano un’omogeneità rara da trovare in compilation create a posteriori, ma ci consegnano una band quasi completamente votata al blues, coenza alues, senza alcuna dellen poche delle novità musicali presenti sul disco originale. Puro e semplice blues, la cosa che alla coppia Jagger/Richards è sempre riuscita meglio, insomma. Nessuna influenza disco o dimostrazione di forza nei confronti di generi come il punk che avevano fatto sembrare dei dinosauri musicisti che, in fin dei conti, avevano poco più di trent’anni ma che sembravano parte di un’epoca lontana anni luce. Ad onor del vero, molte delle nuove tracce, registrate tra il 1977 e il 1982, erano già note ai fan più incalliti della band grazie alla diffusione di numerosissimi bootleg di outtakes ma, come nel caso di “Exile On Main Street”, sono state quasi completamente rielaborate sia a livello di liriche che di cantato, con l’aggiunta di diverse parti musicali non presenti sulle demo. La cosa che più colpisce è la capacità di Jagger, Richards e Wood di rimettere mano a pezzi di tre decadi fa riuscendo a rientrare nello stesso mood di allora, col rischio di sconvolgere brani nati in un’epoca ben precisa o di non riuscire a calarsi in un contesto così particolare come fu quello degli Stones nella parte finale degli anni settanta. L’album si apre con il rock n roll di “Claudine”, un brano legato ad un episodio che fece molto scalpore in America nei primi anni settanta: la morte “accidentale” di Vladimir “Spider” Sabich, maestro di sci e amante di Claudine Longet, nota attrice e cantante moglie di Andy Williams. Il brano inizialmente si intitolava “Accidents Will Happen” proprio perché la Longet, dopo un lungo processo, riuscì a scontare soltanto trenta giorni di carcere per negligenza, dimostrando che il colpo partito dalla pistola di Sabich fu un semplice incidente. Più difficile spiegare l’inserimento di “So Young”, tipica groupie song di Jagger, che pur facendo parte delle session del ’78 era già apparsa come b side di “Love Is Strong” nel 1994. Esistendo così tante outtakes del periodo, non si capisce la scelta di un brano già pubblicato ufficialmente, a scapito per esempio di una “Fiji Jim”, che rimane una delle perle sottovalutate dalla band di quel periodo. Discorso diametralmente opposto per  “Do You Think I Really Care?”: in quegli anni il gruppo registrò moltissime country song, l’unica della quale a vedere la luce sull’album originale fu “Far Away Eyes”. Peccato, perché anche il primo singolo tratto da questa raccolta, “No Spare Parts” e “You Win Again”, perla di Hank Williams, dimostrano come i loro archivi siano pieni di brani scartati ai tempi, ma di ottima fattura. La parte  centrale del disco presenta probabilmente le tracce migliori dell’intera operazione. Riesce davvero difficile comprendere per quale motivo un brano come “We Had It All” non abbia mai visto la luce in qualsiasi formato ufficiale: registrato nel 1979 come outtake di “Emotional Rescue”, questo strascicato country blues cantato da Richards avrebbe potuto trovare spazio in qualsiasi album della band o dello stesso Keith, tanto è il suo valore. Probabilmente però, in quanto non a firma Stones, finì per essere accantonato e dimenticato per tutto questo lasso di tempo, proprio come nel caso di “Tallahassee Lassie”, cover di un brano portato alle stampe da Freddy Cannon nel 1959, che nonostante non sia stata registrata durante le session dell’album, si inserisce alla perfezione nel clima generale di “Some Girls”. Le numerose versioni registrate e circolate nel corso degli anni di “I Love You Too Much” dimostrano come la band abbia pensato più volte di rendere ufficiale questa canzone, nata con un’attitudine totalmente punk e trasformatasi col tempo in un rock n roll dal mood cento per cento Stones. Probabile che il brano abbia gareggiato fino alla fine per fare da apripista alla compilation e che possa essere utilizzato come eventuale secondo singolo. Il finale riserva ancora delle sorprese, ad ulteriore testimonianza della bontà dell’operazione: “Keep Up Blues” ci riporta all’amore dei nostri nei confronti di Robert Johnson e della sua “Walking Blues”, ma allo stesso tempo si sposa alla perfezione con brani quali “Miss You” o la stessa “Some Girls”, forse per via della presenza di Sugar Blue in quelle tracce, mentre la conclusiva “Petrol Blues”, suonata e cantata dal solo Jagger, chiude degnamente e un po’ alla Janis Joplin una raccolta che non sfigura affatto con la carriera della più grande rock n roll band del pianeta.