Quarant’anni Di Queen

L’occasione, si sa, fa l’uomo ladro. A pochi mesi dall’incontro con i Queen superstiti per celebrare un anniversario che poche band si sono potute permettere, ecco giungere l’invito per il party di presentazione di un libro nato proprio con l’intento di mettere nero su bianco i quarant’anni della band. Il fatto poi che per venti di quegli anni il gruppo sia rimasto senza frontman, dimostra ancora di più l’attaccamento dei fan alla Regina. Ecco il resoconto di quella serata…

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Brian May è davvero instancabile: le decine di progetti a cui mette mano continuamente, le sue lotte per gli animali, le comparsate ad eventi di amici e mille altre a cui vorrebbe dedicarsi ma che posticipa per logiche temporali, potrebbero far dimenticare che, in primis, egli rimane il chitarrista di una delle band più influenti di tutti i tempi. A ricordarcelo giungono i riconoscimenti come quello di MTV, i continui attestati di stima da parte di qualunque addetto ai lavori, ma  soprattutto gli eventi celebrativi per i quarant’anni della nostra amata Regina. Già lo scorso febbraio avevo avuto l’onore di poter intervistare Brian e Roger nel corso di una giornata indimenticabile ai Trident Studios di Londra e non speravo che, in un lasso di tempo così breve, avrei avuto un’altra possibilità come quella dell’uscita del libro sull’anniversario della band. Per l’occasione lo stesso Brian ha messo a disposizione dell’organizzazione una quantità spropositata di memorabilia, alcune delle quali mai presentate in pubblico in precedenza, così da creare un vero e proprio evento nell’evento: non solo la premiere mondiale del libro, ma la possibilità di vedere dal vivo oggetti come la chitarra teschio di “It’s A Hard Life”, il robot fatto costruire dalla EMI per la promozione di “News Of The World” o decine di testi di canzoni scritte a mano dai quattro Queen. Difficile spiegare le emozioni provate di fronte a così tanti oggetti che per qualcuno potrebbero essere insignificanti, ma che per persone cresciute con la musica dei Queen significano ore passate con le cuffie nella propria camera, la giovinezza passata a fantasticare sulla band, la voglia di avere subito i soldi per comprare un altro cd della loro discografia…Insomma tutte cose che accomunano i fan di un gruppo in qualsiasi parte del mondo. Quando quei sogni li vedi realizzati, la sensazione è davvero particolare: da una parte ti rendi conto di essere a chiacchierare con persone a cui hai dedicato tutta la vita e dall’altra pensi ancora di essere nella tua camera a sognare di andare a Londra per incontrarli per caso dopo un concerto. Roger all’ultimo minuto ha declinato l’invito, ma la presenza di Nick Mason dei Pink Floyd ha attenuato la delusione per l’assenza dell’autore di “Radio Ga Ga”. La cosa più commovente, però, rimane capire di non aver sbagliato a dedicare la propria vita a persone come Brian May, che dopo aver parlato dello splendido libro, ha passato l’intera serata con gli invitati, facendo foto e autografi per più di due ore consecutive. Ho incontrato moltissimi artisti in questi anni e conosciuto quasi tutti i poster che avevo in camera da adolescente, ma credo non esista altro musicista al mondo capace di tale umanità.