Per i suoi compagni di band, Ringo Starr era un genio della batteria, tanto che ognuno degli altri fab four lo richiamò a suonare con sé almeno una volta nel corso della propria carriera solista. Per altri, invece, Ringo resta il più grande miracolato della storia della musica popolare. A conti fatti, però, una cosa non esclude l’altra e la verità, come spesso accade, probabilmente sta nel mezzo. Il diciottesimo album della sua carriera solista non si differenzia molto dalle uscite degli ultimi anni, per lo meno da ‘Vertical Man’ in poi. La formula ormai è ultra consolidata: canzoni spensierate che, almeno nell’attitudine e nelle intenzioni, ricordano spesso certe sonorità familiari ai fan dei Beatles, il tutto con la sensazione che Ringo ti prenda sempre un po’ per i fondelli. Il resto lo fanno la consueta produzione impeccabile e una manciata di amici che, come sempre, decidono di dargli manforte. L’apporto di Steve Lukather, Todd Rundgren e Joe Walsh è forse quello che fa più clamore, ma è forte anche la mano dell’amico Dave Stewart sugli arrangiamenti di brani come ‘Rory And The Hurricanes’ e la title track. Non vi innamorerete di lui con questo album, ma se lo amate continuerete a farlo.
Ringo Starr – Postcards From Paradise
19 Luglio 2015
Dischi
Giornalista musicale con esperienza decennale, Luca Garrò scrive o ha scritto per alcune delle riviste musicali più note del nostro paese, da Rolling Stone a Jam, passando per Rockstar, Rocksound, Onstage e Classic Rock, oltre ad essere uno dei fondatori del magazine online Outune.net. Appassionato di classic rock fin dall'infanzia, ha scritto centinaia di articoli sugli argomenti più disparati, tre libri per Hoepli (Freddie Mercury, David Bowie e Jimmy Page & Robert Plant) e sta curando una biografia su Brian May per Tsunami. Per cinque anni è stato tra i curatori del Dizionario del Pop Rock Zanichelli.
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