Lordi: Viva La Demonarchia

Il monster group più celebre degli anni duemila torna a due anni dal trascurabile Scare Force One, con un progetto ambiziosissimo col quale tornare a far parlare di sé prima per la musica che per gli eccentrici abiti di scena. Monstereophonic: Theaterror Vs. Demonarchy è una ventata d’aria fresca che non lascerà indifferenti, come ci ha raccontato Mr. Lordi.

Il titolo dell’album è tutto un programma. Vuoi spiegarci meglio nel dettaglio che disco ci troviamo tra le mani?

“In effetti non si tratta di un album tradizionale e nemmeno di qualcosa che avevamo già provato a fare in passato, quindi noi stessi siamo i primi ad essere molto curiosi circa l’accoglienza del pubblico. Monstereophonic: Theaterror Vs. Demonarchy è semplicemente una via di mezzo tra un classico disco dei Lordi, dei Lordi che avete sempre conosciuto, e un concept album, una cosa con cui non ci eravamo mai confrontati in passato ma che ci ha sempre attirato moltissimo. Lo definisco uno split album, con appunto due titolo differenti, ma fatto dalla stessa band (ride, ndr). In realtà, il mood delle due sezioni è così differente che vi troverete davvero a chiedervi se si tratti della stessa band: la prima parte è infatti caratterizzata da quell’hard rock che abbiamo sempre amato, pieno di venature anni ottanta. La seconda, invece, è più vicina al progressive, con trame sonore che spiazzeranno magari i nostri fan, ma che abbiamo comunque dentro da sempre.”

Quindi le due parti non hanno alcun collegamento di sorta? Il concept affrontato in Demonarchy è chiaramente a sfondo horrorifico: quali sono le tue influenze?

“No, non vi è alcun collegamento tra le due parti e vanno davvero intese come album separati, altrimenti sarebbe impossibile capirne la filosofia. Avevamo molto materiale in classico stile Lordi, ma anche un’idea che ci sembrava davvero buona per una cosa più ambiziosa e intricata. Ad un certo punto abbiamo anche pensato di pubblicare due album, ma sarebbe stata una follia completa in un momento storico come questo, quindi abbiamo optato per questa soluzione forse non convenzionale ma di certo nemmeno inflazionata. Diciamo che sono da sempre un super fan di King Diamond, per anni una vera e propria ossessione della mia esistenza. Moltissimo di quello che ho amato di più in musica è arrivato dai Mercyful Fate e dai suoi album solisti, in particolare i primi della sua carriera. È inutile sottolineare quanto la storia sia terrificante (ride, ndr).”

In realtà, come sempre, a vincere sembra il lato ironico di tutta la faccenda. Lo stesso concept mi sembra una sorta di parodia di personaggi iconici dell’immaginario horror! È così?

“Beh, come sai bene, prendersi troppo sul serio è una delle cose che puoi fare nella vita. L’aspetto grottesco e goliardico è una delle caratteristiche senza le quali è impossibile capire la nostra esistenza e la nostra proposta musicale. Prendersi poco sul serio non significa fare le cose tanto per farle o non rispettare tutti quelli che amano la nostra musica, ma semplicemente dare il giusto peso alle cose. Come sottolineavi tu, la storia alla base di Demonarchy è folle e i suoi protagonisti sono quattro mostri old school per eccellenza: un vampiro, una strega, uno zombie e un licantropo che hanno problemi tra di loro perché abitano tutti nella stessa città. Quindi i sei pezzi raccontano dei litigi e dei problemi che si susseguono tra questi quattro personaggi (ride, ndr). Non temo che i nostri die hard fans non comprendano la storia, ma che rimangano sorpresi dalle sonorità, che non inventano assolutamente nulla a livello musicale, ma si discostano molto dal nostro sound.”

Come sempre cambierete anche look per promuovere il disco. Sarà diviso in due anche quello o rimarrà lo stesso per le due sezioni?

“Siamo uomini che amano le tradizioni, quindi anche per questo album abbiamo curato nei minimi dettagli il nuovo look da adottare. Sarà qualcosa di davvero sorprendente e credo che tutti lo apprezzeranno. Il problema, come fai notare, è che in Monstereophonic convivono due album distinti, quindi sarebbe stato incoerente avere un look uguale sia per Theaterror che per Demonarchy. Abbiamo quindi deciso di creare due stili differenti, in modo da rimarcare ulteriormente la differenza concettuale tra i due capitoli. Ormai eravamo in totale ritardo sui tempi che ci eravamo dati, quindi tanto valeva essere perfezionisti su un aspetto così fondamentale per noi come il trucco.”