Timoria retrospettiva

I Timoria Di Viaggio Senza Vento: Una Retrospettiva

Ci sono eventi che accadono nel mondo della musica che ne cambiano inevitabilmente il corso storico. Penso a quando, nel 1969, uscì il primo disco dei Led Zeppelin o nel 1991, quando i Nirvana diedero alle stampe Nevermind. Un’altra svolta avvenne con A Night At The Opera dei Queen, con la celebre canzone diventata da poco un grande film di successo. Si potrebbero citare mille altri esempi di questo tipo e, sicuramente, l’uscita di Viaggio Senza Vento (1993) dei Timoria si annovera tra questi.

La band arriva da un momento non facile, reduce dalla pubblicazione di tre dischi e un EP, di cui due prodotti da Gianni Maroccolo, da sempre eminenza grigia del panorama rock italiano. Storie Per Vivere esce nel ’92, con alla produzione Angelo Carrara e Maurizio Zappatini: il sound si fa più corposo e deciso, purtoppo però le aspettative non soddisfano volumi di vendita significativi. Il contratto con la Polygram è agli sgoccioli ed ecco che, giunti al classico bivio, i Timoria si giocano il tutto per tutto: decidono di autoprodursi e di dare alle stampe un concept album sul tema del viaggio, avendo praticamente tutti contro, dalla casa discografica al produttore Zappatini. Probabilmente alimentati tanto dalla voglia di lasciare un segno, quanto da quella “rabbia giovane” che non guarda in faccia a nessuno, la band riesce quindi ad entrare di diritto nel panorama delle band culto in Italia. E non solo. Viaggio Senza Vento diventa rapidamente il loro primo disco d’oro, in un’epoca dove le band si sudavano letteralmente ogni copia venduta. Altro che Youtube e Spotify. Il disco viene registrato negli studi di Max Lepore all’Avant Garde di Milano, che si rivelerà un altro tassello fondamentale per la creazione di quel groove compatto e roccioso con cui l’album passerà alla storia. I nostri si trasferiscono in pianta stabile a Milano per tre mesi, immergendosi completamente nella genesi del disco e ispirandosi a vicenda nella stesura delle musiche. Probabilmente, anche la scelta di far uscire un concept, quando ormai operazioni di questo genere sembravano ormai fuori moda, innesca una folle creatività che pervade l’intero lavoro. Ed è proprio la follia a vincere: il viaggio redentore di Joe (aka Omar Pedrini) diventa la chiave di volta per la crescita artistica dei ragazzi di Brescia, oltre che la fotografia di una band finalmente adulta e conscia dei propri mezzi.

Viaggio Senza Vento è un’esperienza collettiva, un crossover di fonti d’ispirazione che vanno da Hesse a Dostoevskij, dalle radici nella cultura lombarda al buddismo indiano e tutti, in qualche modo, contribuirono alla sua riuscita: dal maestro di batteria di Diego Galeri cui si deve la famosa frase del tassista ubriaco all’inizio di Campo Dei Fiori Jazz Band, il flauto nel finale de La Cura Giusta è del noto jazzista Roberto Soggetti e indimenticabile è l’interpretazione di Eugenio Finardi in Verso Oriente che vede alle percussioni il grande Candelo Cabezas.

Alla fine dello scorso anno 2018 ha visto la luce la ristampa che celebra i primi venticinque anni di questo capolavoro. Il disco originale è impreziosito da un secondo album, che vede molti di quei classici in versione demo, oltre ad un brano inedito, Angel, dedicato a Kurt Cobain e la splendida versione di I Can’t Explain degli Who, uno dei gruppi faro di Pedrini. Inevitabile la versione in vinile doppio (di cui le prime 500 copie gialle) e un libro fotografico ricco di curiosità sulla band e sulla genesi del disco. Un’operazione doverosa, tra le migliori mai messe in atto da Universal, accolta con entusiasmo dai fan e testimoniata dalle ottime vendite ottenute fin dalla prevendita. Non poteva quindi essere accolta in modo meno festoso la notizia da parte del padre dei Timoria, Omar Pedrini, di portare in tour con la sua band attuale questo splendido capolavoro. Nonostante le infinite richieste dei fan, infatti, è stato lo stesso Omar a confermare che una reunion della band non avverrà mai, ma poco male: anche se la speranza è l’ultima a morire, oggi più che mai sappiamo che il viaggio di Joe non morirà mai.

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