Il 18 novembre del 1991, dopo un’attesa spasmodica, gli U2 pubblicarono Achtung Baby, colpo di coda ideale di un’annata incredibile per la musica rock e nuova frontiera musicale di un gruppo che fino ad allora aveva sì osato, ma mai in questa misura. L’album segnò infatti una spaccatura insanabile tra il vecchio sound della band e quello del futuro e finì inevitabilmente per scontentare alcuni fan, conquistandone però molti di più di quelli persi per strada. Difficile fu infatti, dopo un iniziale smarrimento, non rendersi conto della caratura di un disco che, già ai tempi, suonava come seminale: al di là della notissima “One”, dell’ammaliante “The Fly” e di un altro singolone come “Who’s Gonna Ride Your Wild Horses” era l’intero album a stupire, grazie ad un utilizzo dell’elettronica fino a lì inimmaginabile per una band come quella di Bono e The Edge. D’altra parte, dopo il successo planetario di “The Joshua Tree” le possibilità erano poche: cavalcarne il successo producendo album fotocopia (questo avverrà in seguito) o cambiare drasticamente, fottendosene delle mode e delle aspettative, seguendo solo l’istinto. Ecco cos’è davvero Achtung Baby: puro istinto, libero flusso di pensieri, per dirla alla Freud. Gli U2 faranno ancora grandi album in seguito, ma non toccheranno mai più questi livelli, pur osando ancora tanto per almeno altri cinque o sei anni. Lo stesso “Zooropa”, uscito nel 1993 e per alcuni composto da scarti del suo predecessore, rimane un grande disco, ma vive di lampi improvvisi, manca di omogeneità. Gli U2 innovativi, quelli che riuscirono a sconvolgere più volte un pubblico già abituato a tutto, finirono comunque con “Pop”, che qualcuno considera l’album della vergogna, ma che rimane l’ultimo album degno del loro passato e, probabilmente, uno dei dischi meno capiti del decennio. Qualche anno fa, per festeggiarne l’anniversario, Achtung Baby venne ristampato in una miriade di versioni differenti, che andavano dal semplice cd singolo ad una vera e propria opera omnia, la “Uber Deluxe Edition”, composta da sei dischi, quattro dvd, un doppio vinile più cinque vinili da 7” che riproducevano perfettamente gli originali dell’epoca, 16 stampe delle foto che componevano la cover, un libro a copertina rigida da 84 pagine, una copia del magazine “Propaganda” del fan-club ufficiale, 4 badge, un adesivo e un paio di occhiali alla “The fly” indossati da Bono in quel periodo. Tutti espedienti che nulla aggiungevano ad un disco perfetto e che forse gli U2 avrebbero fatto meglio ad utilizzare per nascondere la pochezza degli ultimi due o tre album…
Quando Gli U2 Pubblicavano Achtung Baby
Giornalista musicale con esperienza decennale, Luca Garrò scrive o ha scritto per alcune delle riviste musicali più note del nostro paese, da Rolling Stone a Jam, passando per Rockstar, Rocksound, Onstage e Classic Rock, oltre ad essere uno dei fondatori del magazine online Outune.net. Appassionato di classic rock fin dall'infanzia, ha scritto centinaia di articoli sugli argomenti più disparati, tre libri per Hoepli (Freddie Mercury, David Bowie e Jimmy Page & Robert Plant) e sta curando una biografia su Brian May per Tsunami. Per cinque anni è stato tra i curatori del Dizionario del Pop Rock Zanichelli.
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5 Gennaio 2017